Vendetta?
Traduzione e a cura di Giuseppe Pintus
Prefazione di Danielle Cohen-Levinas
Postfazione di Jean-Luc Nancy
«Il problema non sussiste: il prigioniero è un essere sacro perché è un essere consegnato, che ha perduto tutte le sue possibilità. Se quest’uomo si è reso personalmente responsabile di atti criminali, dev’essere giudicato».
All’indomani della guerra, nel novembre del ’45, Robert Antelme, che era stato appena liberato da Dachau e aveva appreso della morte della sorella deportata, scrive un lungo articolo circa la sorte da riservare ai criminali tedeschi. Di fronte alle violenze che sono loro inflitte, dichiara l’esigenza assoluta del diritto contro l’istinto di vendetta.
Lungi dall’essere un semplice testo di circostanza, Vendetta? rappresenta una riflessione di fondo sulla questione del diritto e della sua origine. Antelme ingiunge ai suoi concittadini di rinunciare a qualsiasi vendetta: anche se un uomo è legittimamente privato della sua libertà, deve conservare la sua dignità. Ogni attentato al rispetto della persona umana (foss’anche colpevole) costituisce un atto di barbarie.