Il canto e il veleno
Bucolici greci minori
A cura di Francesco Bargellini
Con la prefazione di Alessandro Fo
Virgilio, Ovidio, Tasso e forse lo stesso Leopardi non sarebbero stati gli stessi senza i cosiddetti bucolici greci minori e il loro contributo all’evoluzione del sogno pastorale. Il tempo non è stato cortese con questi autori, che per molti aspetti ancora sono avvolti da un fitto mistero. Quel che abbiamo è però sufficiente per apprezzarne il rilievo storico-letterario e soprattutto godere momenti di avvincente poesia, si tratti della dolce eleganza di Mosco Siracusano, del pathos bruciante dell’Epitafio di Adone di Bione di Smirne, o del vertiginoso compianto dedicato a quest’ultimo da un oscuro seguace.
Ignorata sinora dai non specialisti, con una nuova e aggiornata traduzione in versi e un’Introduzione di ampio respiro, l’opera di questi poeti è per la prima volta presentata al vasto pubblico, che potrà riconoscervi, peraltro, i motivi fondanti della bucolica di sempre: il canto d’amore e l’amore del canto, vanamente insidiati dai diversi veleni del comune soffrire; il disegno di un mondo alternativo al presente, nel quale soggiornare fantasticamente ad libitum.