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Call for papers n. 17 - Dire l’immediato

Scadenza: 1 marzo 2022


La redazione della Rivista Quaderni di Inschibboleth seleziona contributi originali in forma di saggi e recensioni per il prossimo numero dedicato al tema



Dire l’immediato



La recente pubblicazione di Nova Theoretica. Manifesto per una nuova filosofia (Castelvecchi 2021), ha contribuito a collocare entro una nuova cornice speculativa alcuni tra i concetti cardine del pensiero filosofico, quali quelli di ‘identità’ e ‘coscienza’ e, insieme, a riattivare istanze teoretiche, apparentemente assopite, mediante la rigorosa riflessione intorno a categorie tutt’altro che ‘tradizionali’, come quelle di ‘telepatia’ o ‘inalterità’. La stessa veste con cui il manifesto si presenta, quella del ‘lemmario a più voci’, testimonia il trovarsi di fronte a un «esercizio filosofico» (Nova Theoretica, p. 5) la cui articolazione linguistica non è svincolabile dal movimento collettivo di pensiero che la origina. Sullo sfondo rappresentato da tale indissolubile nesso di pensiero e linguaggio, il manifesto invita a ripensare – in dialogo polemico, ma non in discontinuità con la tradizione filosofica – il nodo concettuale relativo al problema dell’immediato, posto e affrontato con la «radicalità speculativa» (ibidem) di cui gli autori del manifesto, ognuno con la propria inconfondibile voce, recano testimonianza.

«La filosofia non gode del privilegio, di cui si avvantaggiano le altre scienze, di poter presupporre tanto i suoi oggetti, come dati immediatamente dalla rappresentazione, quanto il metodo del conoscere, per iniziare a procedere, come già ammesso» (Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Introduzione § 1). Sono vergate da Hegel le pagine più sferzanti contro le fallaci pretese di chi antepone al discorso filosofico un punto d’avvio, un cominciamento, immediati: l’esclusività del lògos filosofico risiederebbe pertanto nella propria capacità di autofondazione. È solo in una mediazione già in atto che l’immediato può essere saputo come tale, ossia come presupposto negato e trapassato. «Comoda opinione» (Enc. § 45 e § 50) è la maniera in cui Hegel liquida l’intuizionismo di alcuni coevi e noti filosofi (Jacobi, il primo Schelling), ovvero il pensiero di quanti riponevano l’incondizionato o l’assoluto in qualcosa di immediato (come la fede nel caso di Jacobi), cioè di non circoscrivibile entro la forma rigorosa del concetto.

Com’è noto, vibranti reazioni alle argomentazioni hegeliane sono sorte sin da subito (ultimo Schelling, Kierkegaard), lasciando di fatto aperta la questione relativa al ruolo dell’immediato nel discorso filosofico e trasmettendola in eredità a tutto il secolo successivo. Dalla fine dell’Ottocento fino alla prima metà del Novecento, autori provenienti da scuole e tradizioni spesso inconciliabili hanno preso «a rivendicare i diritti dell’immediato» (J. Wahl, Vers les concret, 1932); il tema riacquisiva centralità con l’imporsi di alcune parole chiave come esperienza, tempo, percezione, corpo, affettività, e nel dialogo serrato con orizzonti non interamente riconducibili al lògos filosofico strettamente inteso: arte, letteratura, poesia, scienze naturali e matematiche. Restringendo storiograficamente il dibattito al solo primo Novecento si hanno, tra gli altri, i nomi di: H. Bergson (Essai sur les données immédiates de la conscience, 1889), E. Levinas (De l’existence à l’existant, 1947) in Francia; F. H. Bradley (Essays on Truth and Reality, 1914), A. N. Whitehead (Process and Reality, 1929) in Inghilterra; W. James (Essays in Radical Empiricism, 1906), J. Dewey (Experience and Nature, 1925) negli Stati Uniti; E. Husserl (Logische Untersuchungen, 1900), G. Simmel (Lebensanschauung, 1918) in Germania.

Un discorso a sé merita il rilancio del problema dell’immediatezza entro il contesto filosofico italiano. In Italia, la questione dell’immediato assume, fin dalla prima metà del Novecento, una fisionomia speculativa affatto particolare. L’immediato non si configura necessariamente come il ‘prima’ della mediazione, ma come ciò che si può riconoscere solo nell’imporsi della mediazione medesima. Non è dunque casuale che la questione dell’immediato, variamente declinata in termini di evento, di singolarità, di individuo, trovi terreno fertile entro orizzonti speculativi non necessariamente contrapposti a un paradigma di tipo dialettico. Si pensi al ‘sentimento’ nell’attualismo maturo gentiliano (Filosofia dell’arte, 1931), definito proprio in termini di ‘soggettività immediata’, o alla riscoperta di una logica noetica dell’apprensione immediata nella filosofia aristotelica da parte di Guido Calogero (I fondamenti della logica aristotelica, 1937); idem dicasi per il ripensamento della categoria di Assoluto in termini di ‘individualità assoluta’ in Julius Evola (Teoria e Fenomenologia dell’Individuo Assoluto, 1927-30), per giungere fino all’assunzione di una metodologia di indagine filologico-fenomenologica, elaborata da Carlo Diano, volta a rintracciare l’immediatezza dell’evento nella propria operatività storica (Forma ed evento, 1952). O ancora, per concludere, alla configurazione di una struttura originaria della verità fondata sulla coalescenza di immediatezza logica e immediatezza fenomenologica nella riflessione di Emanuele Severino (La struttura originaria, 1958).

Linee di pensiero affatto divergenti – ciascuna con i propri strumenti – hanno dunque tentato di liberare il senso dell’immediatezza dal riferimento sostanziale a un soggetto, a un ego empirico (Hume) o trascendentale che fosse (Kant); che abbiano avuto successo o meno, e nel caso come, rimane tutto da dimostrare.

Il presente numero de «Quaderni di Inschibboleth» non intende proporre un manifesto sul tema speculativo dell’immediato, ma interrogare i termini entro cui – in almeno tutta la prima metà del ’900 tanto in Italia quanto all’estero – il dibattito sulla relazione tra immediato e mediazione è stato riscoperto e rilanciato, alla luce di: a) nuove strategie teoriche di riarticolazione del nesso realtà-esperienza della realtà o mondo-coscienza di mondo; b) l’emergere prepotente delle avanguardie novecentesche non solo nelle arti figurative, ma anche in poesia e letteratura; c) la crisi dei fondamenti nelle scienze naturali e matematiche.


Il prossimo numero, a cura di Antonio Catalano e Michele Ricciotti, la cui uscita è prevista per aprile 2022 si divide in quattro parti:

1) Una parte dedicata all’immediato nella filosofia italiana novecentesca da Giovanni Gentile a Emanuele Severino;

2) Una parte dedicata all’immediato nella filosofia europea e americana del primo Novecento;

3) Una parte dedicata alle prospettive contemporanee sul tema dell’immediato a partire da Nova Theoretica.

4) Una parte dedicata a saggi e recensioni non necessariamente legati al tema.


La proposta di saggi per la pubblicazione dev’essere inviata alla redazione della casa editrice in formato elettronico all’indirizzo redazione@inschibbolethedizioni.com. Gli autori devono certificare (nella mail che accompagna l’articolo) che il loro testo non è mai stato pubblicato, né simultaneamente sottoposto o già accettato per altre pubblicazioni. Tutti i saggi e le recensioni dovranno essere scritti in lingua italiana. Dovranno essere di massimo 45000 battute, spazi e note incluse, e dovranno rispettare le norme redazionali che si trovano a fine dalla presente pagina. Dovranno, inoltre, essere accompagnati da un abstract di massimo 1500 battute in italiano e in inglese (l’abstract non è richiesto per le recensioni). Dopo una prima lettura la segreteria di redazione invia la proposta di articolo per un esame critico a due lettori anonimi (peer review) per la valutazione dei contributi proposti per la pubblicazione. Gli esiti della valutazione (accettato, rifiutato, proposta di modifica) vengono comunicati in seguito all’autore. Le recensioni saranno valutate dalla redazione senza referaggio.


Gli articoli dovranno pervenire entro il 1 marzo 2022. La risposta sarà comunicata entro il 30 marzo 2022.

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